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I molti giocatori della partita siriana | Come Carpentier
La Siria baathista è caduta. L’epoca degli Assad, cominciata nel 1971, si è conclusa. L’intera vicenda ha dell’incredibile, se si considera la rapidità che ha caratterizzato il cedimento delle strutture governative, la totale arrendevolezza delle forze armate e l’atteggiamento tenuto da tutti i grandi “comprimari”, dalla Turchia al Qatar, dall’Iran alla Cina, dalla Russia a Israele, dall’Arabia Saudita agli Stati Uniti. La travolgente offensiva condotta dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, storicamente collegato alla Turchia e designato come terrorista da numerosi Paesi occidentali, era stata anticipata da una serie di raid aerei israeliani che hanno bersagliato depositi di armi, strutture militari e canali di comunicazione in svariate aree della Siria. Il collasso del governo ha agevolato la diffusione del caos e la predisposizione di una serie di regolamenti di conti di cui il saccheggio dell’ambasciata iraniana è una fulgida espressione. L’ufficio diplomatico russo, di contro, è rimasto letteralmente immacolato, al pari delle basi militari di Tartous e Hmeimim. Secondo quanto riportato dalla «Tass», «i funzionari russi sono in contatto con i rappresentanti dell’opposizione armata siriana, i cui leader hanno garantito la sicurezza delle basi militari russe e delle istituzioni diplomatiche in Siria». Le forze armate israeliane, dal canto loro, sono penetrate oltre la linea di demarcazione del Golan ricavandosi un’ampia zona-cuscinetto. Le proteste formulate dai Paesi arabi e dalle Nazioni Unite sono state puntualmente ignorate da Netanyahu, il quale ha dichiarato che le alture del Golan, occupate da Israele per quasi 60 anni, rimarranno parte integrante di Israele «per l’eternità». Allo stesso tempo, l’aeronautica militare israeliana ha intensificato i raid contro le strutture militari siriane per prevenire una loro possibile cattura ad opera di forze “ostili”. Sul futuro del Paese, così come sulla sorte della miriade di minoranze etniche e religiose che lo abitano, aleggia la più totale incertezza. Ne parliamo assieme a Come Carpentier de Gourdon, politologo, consulente e saggista francese che vive tra Europa e India con all’attivo collaborazioni con numerose testate internazionali.
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