SEGNALI DI PACE

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Trasmissione del 2 giugno 2025

"La strage dell'Italicus fu un attentato terroristico neofascista di tipo dinamitardo compiuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974 sul treno Italicus, mentre questo transitava presso San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna. Nell'attentato morirono 12 persone.

È considerato uno dei più gravi attentati verificatisi negli anni di piombo, commesso da gruppi neofascisti e di estrema destra come anche la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e la strage di Bologna del 2 agosto 1980. Per la strage dell'Italicus, come per le altre stragi, furono incriminati come esecutori diversi esponenti del neofascismo italiano, ma l'iter processuale si è concluso con l'assoluzione degli imputati.

L'attentato si colloca nella fase finale della strategia stragista portata avanti dall'estrema destra, con l'intento di destabilizzare il Paese e favorire un intervento dei militari:

«In primavera, nel momento di maggiore tensione, iniziò una serie di attentati terroristici, via via sempre più gravi, rivendicati da Ordine Nero. In Toscana, il 21 aprile, si ebbe l'attentato di Vaiano, primo attacco alla linea ferroviaria Firenze-Bologna. Seguì a Brescia la gravissima strage di piazza della Loggia, poi a Pian del Rascino la sparatoria cui perse la vita Giancarlo Esposti, il quale – secondo quanto Sergio Calore avrebbe appreso dal Signorelli, dal Concutelli e dal Fachini era in procinto di recarsi a Roma per attentare alla vita del presidente della Repubblica, colpendolo spettacolarmente a fucilate durante la parata del 2 giugno.
Può pensarsi che ognuno di questi fatti fosse fine a se stesso? Gli elementi raccolti consentono di dare una risposta decisamente negativa. Gli attentati erano tutti in funzione di un colpo di stato previsto per la primavera-estate '74, con l’intervento «normalizzatore» di militari in una situazione di tensione portata ai grandi estremi. E valga il vero.

Sergio Calore, nell'interrogatorio del 28 maggio 1985 al giudice istruttore di Bologna, riferisce che il Signorelli dall'autunno '73 gli aveva parlato di un colpo di Stato che avrebbe dovuto aver luogo nella primavera-estate '74 con l'appoggio di ufficiali «nazionalsocialisti» di stanza nel settore del nord-est»

( Corte d'assise di appello, Sentenza d'appello processo Italicus, 1986.)

A tale strategia, come accertato dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi, se ne sovrapponevano altre che miravano a usare politicamente la paura del golpe.

Stando a quanto affermato nel 2004 dalla figlia Maria Fida, Aldo Moro, all'epoca ministro degli esteri, si sarebbe dovuto trovare a bordo del treno, ma pochi minuti prima della partenza venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero che lo fecero scendere per firmare alcuni documenti."

"La strage del Rapido 904 o strage di Natale fu l'attentato dinamitardo avvenuto il 23 dicembre 1984 nella grande galleria dell'Appennino, subito dopo la stazione di Vernio, ai danni del convoglio ferroviario - il Rapido 904 - delle Ferrovie dello Stato, proveniente da Napoli e diretto a Milano[3]. L'attentato ne ha emulato un altro terribile, posto in essere dal terrorismo neofascista nel 1974 ai danni del treno Italicus[4]. Per le modalità organizzative e per i personaggi coinvolti, è stato indicato dalla Commissione stragi come un evento antesignano e precursore dell'epoca della guerra di mafia dei primi anni ottanta del XX secolo.

Al di là delle motivazioni specifiche, la responsabilità dell'atto è da ascriversi alla mafia siciliana, denominata Cosa nostra. In particolare, la Relazione Pellegrino in conclusione del capitolo rubricato Il crocevia eversivo e la strage del Treno 904, sviluppando un parallelo tra le dinamiche, i protagonisti e gli obiettivi delle due stragi di Bologna (1980) e del Rapido 904 (1984), afferma che: «Restano non pienamente chiariti i contesti, probabilmente diversi, in cui le due stragi sono venute ad inserirsi e i più ampi disegni strategici cui le stesse sono state funzionali. In tale prospettiva apprezzabile - ma non pienamente appagante - appare l'ipotesi avanzata in sede giudiziaria con specifico riferimento alla strage del treno 904 secondo cui la stessa sarebbe stata una reazione di Cosa nostra all'attivarsi della collaborazione di alcuni pentiti "storici" come Buscetta e Contorno; un tentativo cioè dell'associazione criminale di rinsaldare, mediante la minaccia di un salto qualitativo della sua azione offensiva, legami istituzionali che sembravano allentarsi o comunque posti in discussione dall'attivarsi di una nuova stagione, che poneva in crisi un antico patto armistiziale. In tale prospettiva la strage di Natale del 1984 sembra preannunciare una stagione successiva che abbraccia eventi come le stragi di Capaci e via D'Amelio e gli attentati dell'estate del 1993."

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